Urbanista, architetto, docente universitario, presidente della commissione urbanistica di Legambiente:
Ho già espresso in un dibattito pubblico a Sarzana il mio “no” a Botta. Bisognerebbe non far costruire nulla o almeno riuscire a far cambiare radicalmente il progetto proposto: che ritengo incongruo, con quella maldestra torre cilindrica fuori scala, inquadrata dalle due stecche con attorno edifici “a ponte” riprodotti con lo stampino, senza alcun raccordo strutturale, dimensionale e visuale con l’ambiente circostante.
L’insieme prospettato è di una rigidità urbanistica, unita ad una presunzione progettuale da archistar, che nulla ha a che fare, sia con il contermine del Centro Antico stratificato, sia con il tessuto del contesto periferico, nel quale il progetto si precipita, come una bomba a fungo, che rimane lì inesplosa. Si tratta di innovazione puramente formalistica, secondo modelli utilizzati indifferentemente da Seul a Sarzana, che nasconde sostanziali intenzioni speculative.
A mio parere due sono le vie d’uscita:
La prima, di contestazione giuridica e urbanistica totale, con ripulsa netta del progetto di Botta.
Infatti, poiché il progetto è in variante al piano esistente, da parte del Comune è obbligatoria, ai sensi dell’art. “45” della LUR n 36, l’applicazione della “Verifica di adeguatezza” dello stato del PUC vigente e, contemporaneamente, l’applicazione non burocratica della VAS (Valutazione Ambientale Strategica), legge europea fatta propria dall’Italia, che impone l’elaborazione del “Rapporto Ambientale” e di “Alternative urbanistiche” del sistema territoriale comunale, che dimostrino in quale misura il “Fungo” e i “Ponti” di Botta siano compatibili con il nuovo PUC. “La VAS, che ha lo scopo di valutare preventivamente nei piani, programmi e progetti gli impatti significativi degli interventi di previsione sull’Ambiente e sul Patrimonio Culturale”, impone “contemporaneamente” di sottoporre l’insieme del procedimento valutativo, progettuale ed attuativo alla partecipazione della cittadinanza, da attuarsi dall’inizio alla fine del processo di pianificazione e con le regole del dibattito pubblico . “Queste due operazioni sono entrambe obbligatorie, la prima secondo la LUR36-97, la seconda secondo il DLeg 16 gennaio 2008, n. 4, proprio in fase di revisione del PUC vigente e quindi nella formazione del nuovo PUC.”
Insistere inoltre sulla mancanza di rispetto degli standard, ai sensi del DM 2-4-68. Infatti il nuovo quartiere “bottesco“ è senza respiro, senza spazi verdi , senza servizi, pertanto non solo non da niente alla città, ma grava ulteriormente su di essa in termini di peso urbanistico e mobilità. Inoltre, e non secondario, il progetto manca di coerenza ambientale e di continuità spaziale con il paesaggio urbano e territoriale di Sarzana.
La seconda possibilità potrebbe essere quella, da considerare solo nel caso in cui la prima non avesse successo, di far rifare completamente il progetto con altri parametri; tanto per fissare alcuni criteri di indirizzo irrinunciabili: dimezzamento delle volumetrie, inserimento avvolgente o centralizzante di grandi spazi verdi e di aggregazione sociale, continuità spaziale e sociale con il contesto urbano e ambientale.
A Genova, per esempio, Botta è stato costretto, a furor di popolo, a rovesciare il progetto iniziale di ristrutturazione del ex deposito AMT trasformando parte dei pieni in vuoti, anche se il risultato non è ancora soddisfacente ed accettabile, perché COOP non rinuncia facilmente ai suoi obbiettivi speculativi.
Tutto dipende dalla forza politica e di consenso popolare che riuscite ad ottenere.
Ho fiducia che la vostra determinazione e capacità di coinvolgimento popolare alla fine possa prevalere ed ottenere il meritato successo.
Giovanni Spalla
Salve,
RispondiEliminase l'incontro con l'Arch. Botta programmato per oggi presso il Cinema Multisala Moderno è pubblico, sarebbe buona cosa che, chi può parteciparvi, documentasse il tutto con un bel filmato da condividere, per favore.
Grazie.
Luca Marciò.